Webinar organizzato dalla Fidapa BPW Italy – Sezione Torino Est in collaborazione con la Sezione Torino, Milano, Torino-Valsusa, Sezione Torino San Giovanni, Pino Chieri. Ha moderato Antonella Contadi Referente Task Force Ambiente e Economia Circolare Distretto NO. Alcune Presidenti delle Sezioni organizzatrici hanno portato alcuni Case Studies. La Presidente della Sezione Torino, Stefania Chinellato , ne ho scelti due che riguardano la produzione di tessuti, perché da sempre molto interessata alla moda alle belle creazioni sartoriali e quindi anche ai tessuti di alta moda. Il primo presentato è ORANGE FIBER. Orange Fiber è l’unico brand che produce il primo tessuto sostenibile da agrumi al mondo. Il tessuto è esclusivo, setoso e impalpabile, ed è pensato per rispondere alle esigenze di innovazione e sostenibilità della moda, interpretandone la creatività e lo spirito visionario. Questo esclusivo tessuto pensate viene realizzato a partire dal pastazzo d’agrumi, ossia quel residuo umido che resta al termine della produzione industriale di succo di agrumi e che non può più essere utilizzato ma solo gettato via come un rifiuto. Secondo dati aggiornati, solo in Italia ogni anno si producono circa 1 milione di tonnellate di pastazzo, un sottoprodotto ingombrante quindi, che finora ha rappresentato un grosso problema per l’intera filiera agrumicola a causa dei suoi elevati costi per le industrie di succhi e per l’ambiente. Parallelamente, negli ultimi anni l’industria della moda ha vissuto profonde trasformazioni, sia per quanto riguarda i processi produttivi che per la scelta dei materiali, prendendo sempre di più consapevolezza del suo impatto e del bisogno di ripensare i modelli per accontentare i consumatori e il mercato, sempre più attenti alla qualità ma anche alla tutela della salute e dell’ambiente. Cogliendo quindi un’opportunità dove altri vedevano solo un problema, Orange Fiber (Adriana Santanocito ed Enrica Arena) ha sviluppato un processo innovativo per creare un tessuto elegante e di qualità, capace di unire etica ed estetica e conservare intatte le risorse del pianeta per le generazioni future.
La seconda produzione e cioè la fibra di ginestra. La ginestra è una pianta bellissima, ma è anche molto utile e potrebbe rappresentare una delle fibre tessili del futuro. Già in passato ha svolto un ruolo centrale e adesso questa fibra è pronta ad essere riscoperta e a tornare sul mercato. L’antico processo di lavorazione della ginestra a uso tessile ha caratterizzato per millenni la produzione di stoffe del Mediterraneo. L’estrazione di filato per tessitura dall’arbusto della ginestra affonda le sue radici in tempi antichissimi. I greci ne apprezzavano la particolare resistenza all’acqua e per questo la impiegavano per fabbricare corde da navigazione. In Italia il suo utilizzo si estese dalla Toscana fino al Sud, grazie al clima temperato gradito alla pianta, e vide il suo apice durante il periodo autarchico imposto dal regime fascista negli anni ’40, quando non potendo importare tessuti e materie prime dall’estero si arrivò a produrne diversi quintali. In particolare il processo di lavorazione, che dalla pianta portava al filato, trovò fortuna in Calabria, dove incontrò un’altra tradizione altrettanto antica, quella della tessitura al telaio. È qui infatti che oggi questo tessuto per lungo tempo dimenticato ha iniziato a suscitare un rinnovato interesse, anche grazie alle sue qualità. La caratteristica principale del tessuto derivato dalla ginestra è la sua connaturata sostenibilità, grazie alla grande disponibilità della pianta, che è presente in gran parte del nostro Paese, e alla sua capacità di attecchire anche nelle zone più aride senza bisogno di irrigazione. È per questo che ha risvegliato oggi un rinnovato interesse da parte di alcune produzioni sperimentali, In particolare Artes, servizio che promuove l’impresa sostenibile attingendo a finanziamenti comunitari e internazionali, che ha avviato un progetto di ricerca per la produzione industriale di tessuto di ginestra anche per l’abbigliamento. Uno dei soggetti maggiormente interessati è Cangiari, il brand calabrese di alta moda etica e sostenibile. Spiega Lilia Infelise fondatrice e direttrice scientifica di Artes «che il suo interesse era trovare una leva competitiva forte per l’uso della ginestra in campo tessile a partire dal know how dei diversi soggetti impiegati nella ricerca», e che Il loro obiettivo era anche quello di impiegare i giovani in aree in cui scarseggiano le possibilità lavorative, portando la tecnologia nella tradizione». E chi meglio della ginestra può incarnare il connubio fra antico e moderno, come portatrice di una tradizione legata al territorio e sopravvissuta fino ai giorni nostri?