La Presidente della Sezione Genova di Fidapa BPW Italy, Elena Bormida, ha introdotto l’argomento ricordando che l’uomo, da sempre, si serve di mezzi, naturali ed artificiali, per potenziare le proprie capacità e per migliorare il proprio corpo e la propria mente, ma la domanda che ci si pone e a cui i relatori avrebbero provato a dare risposta è: ci sono dei limiti etici a queste azioni?
La Presidente ha voluto fare un breve excursus sul transumanesimo: un movimento culturale, intellettuale e scientifico che afferma il dovere – anche morale- di migliorare le capacità fisiche e cognitive della specie umana e di applicare le nuove tecnologie all’uomo e raduna scienziati che provengono da diverse aree di competenza quali Intelligenza Artificiale, Neurologia, Nanotecnologia nonché filosofi e uomini di cultura con l’obiettivo di alterare, migliorandola, la natura umana e prolungarne l’esistenza.
La parola è stata poi passata alla Socia e Consigliera Laura Fasce che ha moderato l’evento e presentato gli importanti relatori.
Il primo intervento è stato a cura della nostra Socia Prof.ssa Lourdes Velazquez la quale ha parlato di argomenti che raramente vengono affrontati -e tantomeno trattati- dai media. Durante la sua relazione ha parlato della “Finestra di Overton” ovvero di quel processo attraverso il quale un qualcosa, che per l’opinione pubblica è assolutamente inaccettabile ed impensabile, diventa in tempo più o meno breve -a seconda di quanto i mass media manipolino le informazioni- diffuso e, anzi, perfettamente comprensibile. Ci ha parlato di microchip sottocutanei e dei paesi in cui sono oramai ritenuti una normalità e, anzi, una comodità.
E’ poi passata a parlare di orientamenti sessuali i e ha fatto un breve cenno a quello che è il livello successivo al già clamoroso “utero in affitto” ovvero al “Baby Production” sistema grazie al quale chiunque, su internet, può acquistare un figlio con l’esborso di circa 55 mila euro tutto compreso (ovulo 7mila, sperma 2mila, utero 35mila, spese di spedizione/adozione 11mila) e garanzia del “soddisfatti o rimborsati”.
Ha concluso il suo intervento parlando di “crioconservazione” ovvero di quei 377 casi al mondo (di cui 20 in Italia) di persone che hanno ritenuto opportuno farsi ibernare a 196 gradi nell’azoto liquido per essere poi “scongelati” tra qualche centinaia di anni in un momento in cui, forse, ci saranno le cure per le malattie che li hanno colpiti.
Il Prof. Evandro Agazzi ha rapito la platea per circa mezz’ora, mostrando ancora una volta la propria levatura umana, ha infatti parlato di argomenti filosofici con una dialettica tale da poter essere compresa da tutti, qualunque potesse essere il livello di preparazione culturale. Ha iniziato con la differenza tra le attività non specifiche dell’uomo -come ad esempio respirare- e quelle invece specifiche, intese come quelle in cui si raggiunge un fine consapevolmente: attività che producono risultati che modificano in qualche modo lo stato del mondo esterno ovvero “attività transitive”, operazioni che producono qualcosa, operazioni per cui gli antichi greci utilizzavano il verbo “poiein” per indicare il fare creativo, la produzione di qualcosa da qualcos’altro o dal nulla.
Ha poi parlato della differenza tra simulazione ed emulazione, di come le macchine vengano progettate per ottenere una determinata resa e di come questa resa, inevitabilmente, si scontri con la forza lavoro umana che viene pertanto sostituita, sin dai tempi della Rivoluzione Industriale (una macchina tessile sostituiva almeno dieci donne filatrici). Ma non è distruggendo le macchine -e qui ha ricordato il movimento luddista che, nell’Inghilterra del XIX secolo, sabotava la produzione industriale- che si può arrestare il progresso, perché la tecnologia ha nella propria natura il superare se stessa e non può essere davvero controllata. E’ un fatto che, mentre gli utensili vengono utilizzati dall’uomo, le macchine lo sostituiscono. Ciò che si può fare è avere coscienza di sé e del fatto che il mondo, senza la nostra presenza, sarebbe diverso, probabilmente peggiore e che non dobbiamo perdere il senso della vita ovvero quello di raggiungere la Felicità attraverso i nostri propri ideali e valori.
L’Assessore regionale alla Comunicazione, Formazione, Politiche giovanili e Culturali Ilaria Cavo ha voluto porgere i suoi saluti con un breve intervento definendo i nostri come “incontri sfidanti” in cui vengono sempre poste domande impegnative per ciascuno nel proprio ruolo. Ha sottolineato come, in un caso come questo, non ci sia una risposta assoluta, ma che è pur sempre importante parlare di valori e di questi argomenti perché i dibattiti fanno sempre crescere e le iniziative come la nostra, in quanto meritevoli di attenzione, andrebbero portate nelle scuole e all’attenzione dei più giovani.
L’intervento dell’Avv. Gabriella de Filippis ha chiarito la differenza tra identità di genere e orientamento sessuale ovvero di come uno dipenda dalla biologia e sia fisso e l’altro dipenda dalla cultura e possa cambiare. L’identità di genere non deriva necessariamente da quella biologica della persona e non riguarda l’orientamento sessuale, può infatti essere correlata al sesso assegnato alla nascita o differire da essa.
Tutti i transessuali sono transgender, ma non tutti i transgender sono transessuali. In quanto avvocato penalista ci ha poi parlato della difficoltà di affrontare il regime di detenzione per i transessuali “male to female” i quali, a causa di un ordinamento carcerario che risale a circa 50 anni fa, non trovano una collocazione che possa garantire loro di scontare la pena in un ambiente sicuro per la propria incolumità ovvero in cui vengano contrastati i soprusi ed i ricorrenti episodi di violenza e discriminazione di cui sono, invece, abitualmente vittime. Oggi in Italia i detenuti transessuali sono una settantina e solo il carcere di Firenze li colloca in quello che dovrebbe -sensatamente- essere il loro posto naturale, ovvero nella Sezione Femminile.
Il vicesindaco Stefano Balleari, ha portato il suo contributo sottolineando l’importanza di fare opinione e ribadendo quanto le Associazioni come Fidapa siano importante fonte di nuove riflessioni, stimolando la politica ad affrontare tematiche apparentemente scomode e proprio per questo, particolarmente importanti.
Le conclusioni sono state lasciate alla Socia di Fidapa BPW Savona, Avv. Raffaella Femia, la quale ha parlato dei sistemi di A.I. (intelligenza artificiale) in campo legale e della loro incidenza, tanto sulle attività professionali tecniche, tanto sulle differenti attività umane. In particolare, si è evidenziato il problema della responsabilità dell’attività di A.I. nelle potenziali applicazioni: esiste una normativa, in particolare a livello comunitario europeo, sulla responsabilità tradizionale da prodotto, ma quali norme sulla responsabilità derivante dall’attività di un prodotto azionato, in tutto o in parte, da A.I.?
Pare però ci siano spiragli di una maggiore cura perché esistono esempi di Carta Etica che stanno cominciando ad occuparsi di queste tematiche e sembra volersi valorizzare il ruolo dell’uomo, non affidandosi così al solo arbitrio dell’A.I..
Il pubblico è rimasto attento e concentrato fino alla fine ed ha certamente apprezzato gli interventi di tutti i relatori che la Sezione di Genova ha contattato al fine di poter ampiamente dimostrare, una volta ancora, che Fidapa BPW Italy, attraverso la rete capillare delle sue oltre 300 sezioni, fa opinione.
L’evento è stato organizzato dalla Consigliera e Responsabile della Comunicazione di Sezione Marinella Accinelli.
Il tavolo dei relatori
da sx Laura Fasce, Gabriella De Filippis, Raffaella Femia, Elena Bormida, Evandro Agazzi, Lourdes Velazquez