Questo il tema dibattuto nella tavola rotonda organizzata dalla Fidapa di Mondovì,  mercoledì 26 novembre nella Sala delle conferenze a Breo.

Sono intervenuti i relatori: la dott.sa F. Acquarone, direttore del servizio di Psicologia ASL 1 Cuneo, il Prof E. Ambrassa, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Carrù, il prof L. Vacchetta, ordinario di Filosofia al Liceo Classico di Mondovì.

Dopo una breve introduzione  della Presidente  della sezione,  ha preso la parola la dott.ssa Acquarone che si è soffermata sulla forma peggiore della mancanza di rispetto: la violenza sulla donna. I giornali riportano cifre allarmanti su questo argomento, cifre per altro non esatte poiché non tutte le vittime denunciano il violentatore, vuoi per la paura, vuoi per la vergogna e solo  l’1% degli attori della violenza viene condannato. Il rispetto è un valore che deve emergere nelle relazioni interpersonali: tra uomo e donna, tra etnie differenti, tra culture e religioni diverse perchè solo dall’accettazione nasce la valorizzazione delle differenze. Quindi il rispetto è la caratteristica della relazione interpersonale positiva, autentica e ricca. Il rispetto si genera anche con l’amore; quando si rispetta si ama ed impariamo ad amare solo se siamo veramente amati. Le donne sono viste come sesso debole, quindi persone da proteggere e da aiutare, ma purtroppo, spesso anche da umiliare e violentare fisicamente o psicologicamente. Nel contesto sociale ( famiglia, lavoro) la mancanza di rispetto porta alla violenza e ad una sopraffazione dell’uomo sulla donna . La donna ha il dovere di pretendere il rispetto per trasmetterlo alle generazioni future: ella è grande esperta di rispetto essendo impegnata molto spesso, oltre che nel ruolo di madre, in professioni che richiedono dedizione e sacrificio.

Il Prof Vacchetta propone il tema del rispetto dal punto di vista filosofico e sociologico. Il rispetto, osserva, è universalmente ritenuto un sentimento doveroso , positivo , raccomandabile. Il problema non sembra tanto quello del discuterne il significato quanto quello di esaltarlo e di raccomandarne l’applicazione. La filosofia ha trattato, più che il concetto di rispetto in se stesso, le condizioni che consentono di ritenere qualcosa degno di rispetto. Ricorda due frammenti classici della filosofia: uno di Democrito che sostiene la stretta correlazione esistente tra il rispetto di se ed il rispetto dei principi morali, un secondo di Platone in cui si sottolinea l’insostituibile ruolo politico e sociale che il rispetto, insieme alla giustizia svolge per rendere possibile la convivenza umana e l’organizzazione politica. Condizione fondamentale perché vi sia rispetto è , ovviamente, il riconoscimento dell’altro come “uguale“ e quindi come degno dello stesso trattamento che io potrei esigere. Le società antiche, fondate sullo schiavismo erano fortemente disegualitarie  proprio perché non riconoscevano la piena umanità degli schiavi. Il Cristianesimo con l’idea che tutti gli uomini sono figli ed immagine di Dio, ha introdotto una considerazione universalistica del soggetto umano e della sua libertà sconosciuta al mondo antico. Le grandi rivoluzioni politiche dell’età moderna hanno cercato, ed in parte sono riuscite a tradurre nella realtà quei principi egualitari che i filosofi della politica moderna hanno sostenuto. Il rispetto, questo sentimento del tutto particolare, che come ricordava Kant, nasce anche dalla ragione, si rivolge infatti non soltanto alle persone ma anche alle leggi divine , naturali, morali e razionali. Prendiamo ad esempio, i problemi di bioetica che riguardano i confini della vita; il dilemma etico nasce nel momento in cui si intende determinare che cosa in concreto si deve rispettare: alleviare la sofferenza della persone o rispettare la dignità del soggetto cosciente. Cita la Prof.sa Rolfi che ricorda come sia riuscita a sopravvivere all’orrore del campo di Ravensbruck , dove sistematicamente si annullava la personalità umana mantenendo il rispetto di sé nell’esercizio delle piccole pratiche quotidiane: curare per quanto possibile la propria persona, ricordare il proprio passato e la propria identità, senza cedere alla tentazione di lasciarsi sopraffare.

Il dirigente scolastico prof. Ambrassa tratta il tema del rispetto in relazione all’ambiente scolastico, ricordando che il rispetto è la base della stima dell’altro, è un impegno individuale e collettivo che è favorito dall’esempio, non si decreta con la moralizzazione neppure dando lezioni.

E’ la prima forma educativa che non può essere insegnata ma  che si apprende con l’esempio, la prassi, l’imitazione e l’identificazione.

Occorre intercettare questo sentimento dalle parole, dai gesti e dagli sguardi degli educatori, in primis la famiglia e la scuola. Il rispetto è come l’amore: se lo hai ricevuto nelle forma giusta riesci a darlo correttamente, in caso contrario lo impari come una qualsiasi lezione scolastica nei confronti della quale hai un interesse superficiale, oppure nessun coinvolgimento.

Nei quotidiani lavori didattici si sviluppano attività che mirano ad accrescere e consolidare il rispetto verso la propria persona e verso gli altri: ad esempio progetti inerenti l’educazione alla legalità come opportunità per prevenire le varie forme di disagio, lo studio della Costituzione della Repubblica Italiana e delle carte costituzionali di altri paesi, lo studio della dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo. Nella scuola si lavora per consolidare e diffondere il rispetto del patrimonio artistico – culturale e delle tradizioni, il rispetto per la vita in tutte le sue forme, il rispetto per le fasce deboli della Società: donne, minori e anziani.

La scuola è l’ambiente educativo e di apprendimento in cui si promuove la formazione di ogni alunno, attraverso l’interazione sociale all’interno di una situazione relazionale positiva. La condivisione delle regole del vivere e del convivere può avvenire solo con un’efficace ed efficiente collaborazione con la famiglia e pertanto la scuola deve perseguire costantemente l’obiettivo di costruire un’alleanza educativa con i genitori. Non si tratta di stringere rapporti solo nei momenti critici ma di instaurare relazioni costanti. I provvedimenti disciplinari e le sanzioni avranno sempre finalità educativa e tenderanno a rafforzare il senso di responsabilità degli alunni. Si è passati dal modello autoritario a quello permissivo. Succede spesso che gli insegnanti siano stanchi e demotivati ma gli educatori devono per primi ricominciare a credere nei valori fondamentali che danno significato alla vita, quelli che sono di supporto a tutti gli altri quali: la dignità della persona, la libertà di coscienza, l’amicizia, la lealtà .

Si permetta alla scrivente una citazione tratta da Gramellini: “solo chi riesce ad amarsi nel profondo avrà poi la forza di scacciare l’egoismo e di amare veramente il suo prossimo” quindi di rispettarlo nella sua forma più integra.

Sez. FIDAPA Mondovì

 La Vicepresidente : M. Aimo